Dopo diversi giorni di tira e molla che hanno lasciato con il fiato sospeso il mondo dei pescatori sportivi, oggi finalmente è arrivata la notizia che i Senatori della Commissione agricoltura che ad ottobre avevano proposto l’istituzione di una licenza di pesca in mare (costo € 100 dalla barca, € 20 da terra), hanno ritirato definitivamente l’emendamento. Il rischio di un permesso di pesca a pagamento in mare è dunque al momento scongiurato.

Giova ricordare, per dovere di cronaca, che l’emendamento in questione (ossia una proposta di integrazione ad una legge) era denominato 5.0.6, e fino ad oggi era ancora in vigore; si sarebbe poi dovuto approvare in concomitanza con il voto sulla prossima Finanziaria. Per completezza di informazione bisogna ricordare che esisteva anche un analogo emendamento che lo aveva preceduto, il 5.0.5, più vessatorio nei confronti dei pescatori (prevedeva infatti il pagamento di € 200 per chi opera dalla barca), il quale era comunque già stato ritirato dal suo proponente.

Al ritiro dell’emendamento 5.0.6 ha contribuito in maniera concreta il lavoro svolto dalla Fipo, l’associazione delle imprese italiane del settore della pesca sportiva e ricreativa, che da subito, in modo compatto e deciso, ha unitariamente fatto ‘pressing politico’ nei confronti dei Senatori che lo avevano proposto. Con l’obiettivo di far valere i diritti di tutti i pescatori e le ragioni delle aziende, oggi si è arrivati ad un risultato che allontana lo spettro di un’ulteriore ed inutile tassa, la cui istituzione non avrebbe fatto altro che scacciare un buon numero di pescatori sportivi dalle acque marittime, contribuendo così ad aggravare il già compromesso quadro economico del comparto.  

È un risultato positivo che abbiamo raggiunto grazie all’impegno, silenzioso ma costante, di tutte le aziende della Fipo, le quali hanno dato ciascuna il proprio contributo per sensibilizzare il Parlamento e convincere i Senatori a fare marcia indietro su un provvedimento penalizzante per circa un milione di cittadini – è il commento del presidente della Fipo, Ciro Esposito -. Un ringraziamento particolare e doveroso va poi ai negozianti associati presenti in tutte le regioni, i quali si sono attivati per raccogliere le proteste degli utenti e veicolarle, tramite la Fipo, al Parlamento: una licenza di pesca in mare oggi avrebbe certamente compromesso il lavoro dei commercianti al dettaglio, da tempo duramente provati dalla crisi economica”.

“Tuttavia non è il momento dei trionfalismi, tantomeno il caso di abbassare la guardia. La Fipo continuerà perciò a tutelare gli interessi dei pescatori italiani e dell’industria, che sono e saranno sempre coincidenti, da futuri tentativi di riproporre la licenza in mare– aggiunge il presidente Esposito -. L’intera vicenda dimostra infatti che il Parlamento non conosce la nostra realtà, e sottovaluta l’importanza sociale ed economica della pesca sportiva e la sua capacità di generare reddito ed occupazione. Il settore, quantificato a suo tempo con un censimento del Mipaaf, oggi per il legislatore è semplicemente un mondo da colpire con una nuova tassa. Per questo siamo sempre più convinti che dobbiamo proseguire sulla strada della collaborazione e dell’unitarietà tra tutte le associazioni che, a vario titolo, rappresentano la pesca sportiva e ricreativa in Italia. Solamente convogliando le forze dell’associazionismo verso l’obiettivo comune della tutela e della promozione della pesca, avremo la speranza di far comprendere al Parlamento ed alla pubblica opinione l’importanza del settore”.

 

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